L’altra sera ho rivisto, dopo moltissimi anni, Cenerentola.
Ed ho pianto, ho pianto come una bambina frignona, come una donna dalla sensibilità eccessiva.
Ho pianto perché mi è venuta una gran nostalgia dell’infanzia e di quei cartoni e di quelle favole con le quali sono cresciuta.
Ho pianto perché il lieto fine, a me, commuove sempre e molto anche quando lo conosco a memoria.
Ho pianto perché chi, nella propria vita, non si è mai sentita incompresa e vessata come Cenerentola dalla matrigna e dalle sorellastre?
Ho pianto perché le parole di quelle canzoni mi hanno riportato alla mente che “i sogni son desideri chiusi in fondo al cuor” e questa cosa è vera, per una donna adulta quanto per una bambina di sei anni, è vero, sempre, come poche altre cose.
Ho pianto perché anche io vorrei un ballo al quale andare, una mezzanotte da rispettare ed una matrigna da osteggiare.
Ed allora avrei una scusa ottima per indossare un vestito da sogno, di quelli che non se ne vedono più in giro; per sentirmi una principessa con tanto di diadema scintillante e ultimo ma per questo non meno importante avrei un validissimo motivo per comprare uno stupendo paio di scarpe nuove senza che nessuno possa chiedermi (con tono ridondante e noioso):”Ma sei sicura che ti servano davvero, ne hai già tante?”
Perché, in questo caso, SI che mi servirebbero un paio di scarpe nuove perché, senza quelle, la zucca, i topini, il vestito e la fata madrina, sarebbero del tutto inutili ed io, alle favole ci credo.